Il cucciolo di drago con tanto di ali, artigli e cordone ombelicale è alto 30 centimetri ed è conservato in un barattolo di vetro, sommerso nella formaldeide. La creatura, è stata ritrovata sotto un cumulo di roba vecchia da David Hart, nipote di Frederick Hart, un tempo facchino del Museo di Storia Naturale di Londra. Hart ha raccontato che quel barattolo era stato inviato al museo da un gruppo di scienziati tedeschi attorno al 1890, quando era fortissima la rivalitá tra i due Paesi. Tuttavia, il museo pensò che fosse un trucco per mettere in ridicolo il Regno Unito e quindi lo ignorò; il barattolo venne dato ad Hart e con il passare degli anni finì in uno scatolone di cimeli di famiglia. A distanza di due mesi è Allistair Mitchell,
un amico di David a rivelare tutto. Il drago era solo una trovata pubblicitaria per attirare l’attenzione e lanciare pubblicitariamente la vera “creatura” di Mitchell e cioè un libro per bambini dal titolo “Unearthly History” il cui protagonista è proprio un draghetto che, insieme ad uomini di “buona volontá”, cerca di salvare il nostro mondo dall’autodistruzione. Si è procurato il drago grazie ad un team d’esperti in effetti speciali, i Crawley Creatures, creatori per la BBC.
I draghi sull' Himalaya
Il fotografo è un dilettante. Il 22 giugno 2004 l'autore delle foto si trovava nella regione di Amdo in Tibet per assistere al Qinghai--Xizan' una cerimonia locale e si trovava su un aereo proveniente da Lhasa su di un volo interno. Durante il viaggio aereo sopra l'Himalaya ha visto e fotografato questi due draghi. I corpi sembrano essere ricoperti da scaglie e le parti posteriori sembrano zampe che presentano una protuberananza. Anche se la foto ha ripreso soltanto una parte dell' intera scena che si era presentata agli occhi del fotografo l'immagine ha acceso l'interesse di molti.
Il drago che sputa fuoco
Fotografato al confine tra Cina e Tibet il 6 agosto da due studenti dell’Universitá di Jilin. Il drago volante nell’atto di sputare fuoco è stato scattato con un telefono cellulare. Altri testimoni hanno detto che la creatura è rimasta visibile per circa due minuti.
Il drago del libro
Questa foto ha fatto il giro dell' Europa. Ma dopo un po' di tempo si è scoperto che è stata creata da uno scrittore in erba per promuovere il suo libro.
Il drago delle Alpi: Tatzelwurm
Il Tatzelwurm viene avvistato solitamente nell' arco di Alpi tra la Francia e la Slovenia. Con il nome di Tatzelwurm vengono indicati due animali dall'aspetto completamente diverso: il primo è una specie di salamandra simile ad un mostro di gila, il secondo è un rettile con due gambe, la parte anteriore del corpo di felino, mentre la posteriore di serpente. Molti furono gli avvistamenti, le foto, i ritrovamenti ma non si è ancora sicuri sulla sua probabile esistenza.
Il drago Tarantasio
Il monaco Sabbio nel 1110 scrisse la storia di Tarantasio il mostro del lago Gerundo, lago scomparso nel XIII secolo, che si nutriva di bambini e uomini. La descrizione del mostro è quella di una creatura serpentiforme, la testa enorme con grandi corna e coda e zampe palmate, sputava fuoco dalla bocca e fumo dal naso. Secondo la leggenda il drago fu ucciso da il fondatore della famiglia Visconti vicino a Calvenzano. Un altra leggenda vede invece come suo uccisore il vescovo di Lodi Bernardino Tolentino. Lo scheletro fu conservato nella chiesa di S. Cristoforo a Lodi fino al 1700. Col tempo però se ne persero le tracce, ma verso il 1800 il medico di Lodi Gemello Villa riuscì a riportarne alla luce e ad esaminarne una presunta costola. Egli affermò che “la costola ha
la pelluciditá delle ossa fresche”, lasciando così intuire che possa non trattarsi di reperto fossile. Il Drago Tarantasio è rappresentato nello stemma di Milano, il Biscione con un bambino in bocca, dell'antica famiglia Visconti. Ha ispirato il logo della Agip. Gli abitanti di Calvenzano (un paese vicino al lago gerundo), eressero delle mura alte tre metri e lunghe 15 chilometri per proteggersi dalle sortite del mostro lacustre che si credeva vivesse in quella zona e che la contrada principale del paese, a ricordo della vicenda, era chiamata “via della biscia”.