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Mitologia greca:

Zeus e Tifone
Tifone, anche detto Tifeo, era figlio di Gea e di Tartaro. Era un giganteco drago con cento teste, ali piumate, sputava fiamme e sassi. Sposò Echidna da cui ebbe come figli Cerbero, Otro, Chimera e Idra. La madre lo fece lottare con Zeus perché quest'ultimo aveva ucciso i Titani, suo figli. Zeus venne sopraffatto e il drago gli tolse i tendini per impedirgli di muoversi e li affidò alla sorella Delfine. Il dio Pan riuscì a recuperare i tendini e Zeus sconfisse Tifone rinchiudendolo sotto una montagna; ma Tifone non era morto e continua ancora a sputare fuoco e sassi. La montagna in questione è l'Etna.

Tifone

Delfine
Delfine (o Delphine) era la sorella di Tifone e quindi figlia di Gea e di Tartaro. Tifone le affidò i tendini di Zeus ma il dio Pan provocando un gran rumore la spaventò e glieli sottrasse. Delfine, spaventata fuggì dalla madre Gea che le affidò l'incarico di sorvegliare, assieme a Pitone, l'Oracolo di Delfi (nome del luogo in onore della dragonessa). Apollo viene anche chiamato Delphinius perché uccise Delfine per impossessarsi dell'Oracolo.

Apollo in lotta con Pitone
Apollo e Pitone
Pitone un drago figlio di Gea, prodotto dal fango della terra dopo il Diluvio Universale. Custodiva l'Oracolo di Delfi per conto della madre assieme a Delfine. Apollo lo uccise per due motivi:
_Pitone aveva perseguitato Leto, la madre di Apollo;
_per ottenere l'Oracolo di Delfi.
Diede alla sacerdotessa dell'oracolo il nome di Pizia (Pitonessa) ed egli stesso prese il nome di Apollo Pitio.
Vi furono anche i "Giochi Pitici" che si celebravano ogni tre anni nella pianura Crissea presso Delfi.

Idra di Lerna ed Eracle
L'Idra è un drago a forma di serpente e con molte teste, nata da Tifone ed Echidna. Aveva nove teste, di cui la centrale era immortale. Si parla anche di cinquanta teste d'oro. Qualsiasi testa venisse tagliata, subito ne rinascevano due. Il fiato ed il sangue dell'Idra erano velenosissimi e poteva sputare fuoco. Viveva nella palude di Lerna, nell' Argolide dove gli assassini venivano a purificarsi. Proteggeva un ingresso agli Inferi.
La seconda delle fatiche di Eracle era quella di uccidere l'Idra di Lerna. Grazie al nipote Iolao che bruciava le ferite delle teste per non farle ricrescere Eracle riuscì a tagliarle tutte anche quella immortale che seppellì sotto ad un masso. Bagnò la punta delle frecce nel sangue dell'Idra, per rendere le ferite inflitte da queste inguaribili.
Nei bestiari medioevali esiste l'Hydrus, variante dell'Idra. Si fa inghiottire dai coccodrilli per poi lacerarne l'intestino.

L'Idra di Lerna

Eracle e Ladone
Ladone e Eracle
Il drago Ladone con 100 teste fu messo a guardia dei pomi d'oro delle Esperidi da Era. Ladone era figlio di Tifone e di Echidna oppure di Forco e di Ceto. L'unicesima fatica di Eracle era quella di rubare quei pomi e e per questo uccise il drago. Gli diede il colpo di grazia lanciandogli una freccia bagnata col sangue dell'Idra di Lerna. Era depose il drago sconfitto in cielo in modo che tutti potessero ricordarlo. (Vedi: Costellazione Draco)

Gisone che strappa il Vello d'oro al drago
Giasone e il Vello d'oro
Giasone per ottenere il trono di Iolco dovette andare a recuperare il Vello d'oro di un ariete. Il vello si trovava nelle regioni della Colchide governate dal re Eeto. Il re gli impose tre prove:
1_soggiogare tre tori dagli zoccoli di bronzo sputanti fuoco;
2_dissodare un campo con l'aratro e quei tori, piantare dei denti di drago e sconfiggere i guerrieri nati da essi;
3_sconfiggere il drago che è a guardia del vello.
Con l'aiuto della magia di Medea, la figlia del re, riuscì nelle imprese e ottenne il suo trono.

I soldati nati dai denti del drago

Cadmo e il drago
L'oracolo di Delfi predì a Cadmo che se avesse seguito una vacca essa l'avrebbe portato nel luogo perfetto per costruire una cittá fiorente. Cadmo e i suoi compagni seguirono le indicazioni e quando la vacca si fermò Cadmo decise che quello era il punto giusto e Cadmo sacrificò la vacca ad Atena. In quella zona viveva un drago chiamato anche serpente castalio (dalla fonte Castalia sul monte Parnaso) che li attaccò e Cadmo riuscì ad uccidere il mostro, ma i suoi compagni erano morti. Atena, per riconoscenza gli suggerì di seminare i denti del drago e di attendere. Dalla terra uscirono molti uomini armati, gli Sparti, che si gettarono ferocemente gli uni contro gli altri, fino a che non ne sopravvissero cinque che aiutarono Cadmo nella costuzione di Tebe. Gli Sparti sopravvissuti erano Echione (vipera), Udeo (della terra), Ctonio (del suolo), Peloro (serpente) e Iperenore (uomo che si alza). Il drago era caro a Ares (dio della guerra) e, per punizione, Cadmo dovette fargli da schiavo per 8 anni.

Cadmo mentre lotta con il drago

Campe o Kampe
Una dragonessa con testa di donna e coda di scorfano. Fu posta dal titano Crono a guardia del Tartaro per sorvegliare gli Ecantonchiri e i Ciclopi. Fu uccisa dal dio Zeus per liberare questi ultimi e farli combattere nella battaglia contro i titani.

Mitologia romana:

Molti storici parlarono dei draghi come Gaio Giulio Solino nella De Mirabilibus Mundi, libro XXX, capitolo 13 e Pomponio Mela.

Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (o Gaio Plinio Secondo), libro VIII, capitolo 13
I draghi si cibano di elefanti. Per catturarli li assalgono da un alto albero e li lanciano in aria. L'elefante, sapendo che il drago non potrebbe sopportare il suo peso, appena lo scorge lo spinge verso alcuni alberi o rocce dure e tenta di schiacciarlo, ma il drago avvolge le zampe del mammifero con la propria coda, bloccandolo. L'elefante si libera con la proboscide. Infine il drago lo soffoca stringendogli il naso. Il cibo preferito dai draghi è l'occhio, infatti è possibile vedere elefanti ciechi. Durante la stagione calda i draghi si immergono in acqua per catturare elefanti assetati e bere il loro sangue.
In Etiopia e in India vengono allevati e usati da re Giuba (Iuba in latino) in 4 o 5 come muro difensivo

Fedro: La volpe e il drago da Fabulae, libro IV, capitolo 21
Una volpe, nello scavarsi la tana, mentre tirava via la terra e spingeva sempre piú nel profondo vari cunicoli, arrivò nel recesso piú interno della spelonca di un drago, che custodiva tesori nascosti. Non appena lo scorse: "Ti prego anzitutto di perdonare la mia sbadataggine; poi, se ben capisci quanto l'oro non si addica alla mia vita, rispondimi gentilmente: quale frutto ricavi da questo lavoro, ovvero quale ricompensa è tanto grande da privarti del sonno e farti trascorrere la vita nelle tenebre?" "Proprio nessuna", disse, "ma questo compito mi è stato assegnato dal sommo Giove". "Allora non prendi nulla per te e non dai nulla a nessuno?" "Così piace al fato". "Non adirarti se ti parlo francamente: è nato in odio agli dèi chi è simile a te". Destinato ad andare lá dove andarono le generazioni precedenti, perché, con la mente ottenebrata, tormenti il tuo animo infelice? Dico a te, avaro, gioia del tuo erede, a te che defraudi dell'incenso gli dei e te stesso del cibo, che odi corrucciato il suono melodioso della cetra, che ti tormenti alla musica lieta del flauto, a te, cui i prezzi degli alimenti cavano fuori un gemito, a te che, pur di aggiungere qualche centesimo al mucchio del tuo patrimonio, stanchi la pazienza del cielo con i tuoi gretti spergiuri, a te che tagli drasticamente ogni spesa del tuo funerale, perché Libitina non ricavi un po' di guadagno dai tuoi beni.

Tunisia 1^ guerra punica: le truppe di Attilio Regolo affrontano un drago
Presso il fiume Bagrada (oggi Mejerdah) le truppe romane di Attilio Regolo vennero attaccate da un gigantesco drago. Questo mangiò molti soldati e molti li uccise colpendoli con la coda. La sua pelle era impenetrabile ai giavellotti ed ad ogni sorta di altra arma e il suo alito pestilenziale. Regolo preparò le catapulte e con massi giganteschi riuscì a spaccargli la colonna vertebrale. L'odore della carcassa era pestilenziale cosicche i soldati dovettero spostare l'accampamento. Il corpo di 120 piedi (36 metri) di lunghezza fu portato al Vaticano. Di questa leggenda ne parlano: Plinio il Vecchio, Valerio Massimo, Floro, Orosio, Cassio Dione, Livio, e molti altri.


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